
Un’aggressione fascista in piena regola. Solo perché dei ragazzi indossavano delle magliette “antifasciste”, che poi era la “maglietta del Cinema America”. Nemmeno qualcosa che evocasse falce e martello. Una roba nauseabonda e davvero preoccupante. E non è una generica preoccupazione, perché di fronte a certi episodi è scontata. Generica, appunto. La questione è molto seria: e non da poche ore. L’escalation fascista, nella mentalità, indica una deriva da contrastare: ed è in atto da anni, ormai, e per troppo tempo si è fatto finta di non vedere. Gli episodi sono stati ridimensionati, derubricati a semplici incidenti.
L’aggressione a Roma ai ragazzi del Cinema America
Il racconto di uno dei giovani aggrediti a Roma è raccapricciante, perché potrebbe accadere a chiunque. Essere picchiati per una maglia simbolica, per aver partecipato a un evento, a una manifestazione. Immaginate di aver visto un film o magari aver presenziato a un concerto e subire un’aggressione perché magari il cantante è antifascista. Di fronte a questo la risposta deve essere rigorosa e seria: gli attestati di solidarietà e l’indignazione sono il minimo sindacale. Tuttavia, dinanzi alla riemersione del fascismo, in forme nuove (ma uguali in alcuni elementi fondanti), è necessario anche un antifascismo in grado di adeguarsi ai cambiamenti sociali. Un nuovo antifascismo, che suona come uno slogan ma che rappresenta una necessità.
Una risposta antifascista
E prima di tutto bisogna smetterla di minimizzare, di fare finta che non ci siano dei problemi, perché l’antifascismo non si pratica solo negli eventi pubblici, ma anche e soprattutto nel quotidiano. Non è possibile accettare ancora il linguaggio incendiario di chi attizza il fuoco dell’odio, che poi divampa in situazioni imprevedibili. Non è pensabile girarsi dall’altra parte o fare spallucce di fronte alla rabbia e alla violenza che sono alla centro di un linguaggio politico rabbioso e ormai sdoganato. Un linguaggio che non è solo esercizio del politicamente scorretto, ma che in realtà contiene prevaricazione e intolleranza: una miscela perfetta per l’odio. Che poi si riversa nelle strade, colpendo giovani “colpevoli” di indossare una maglietta.