
Un altro pezzo della strategia del buonsenso, quel “buonsensismo” che ha fatto apparire Matteo Salvini come un’opzione valida per il 34% degli italiani andati alle urne alle Europee. “Ho 60 milioni di figli” a cui dar da mangiare è in linea con la comunicazione portata avanti da Matteo Salvini (lo ha detto in un intervento pubblico). Probabilmente la sua pietra miliare: quello di semplificare il messaggio contro la complessità dei fatti. E viene ricondotto nella sfida all’Europa: prima i soldi agli italiani, poi le regole del mercato e dell’Unione.
Facile, no? Cosa farebbe un padre di famiglia? Penserebbe a sfamare i figli, tutti. Dunque, da una parte la ragionevolezza dall’altra la freddezza della burocrazia. In sintesi: un principio di “buonsenso”. Semplicemente accettato dalle persone comuni. Del resto, non è la prima volta che Salvini fa ricorso alla strategia del “padre di famiglia”, come testimonia questo tweet di quasi due anni fa.
#Salvini: un padre di famiglia prima dà da mangiare ai suoi figli… Non è nazionalismo, è buon senso! #unomattina
— Matteo Salvini (@matteosalvinimi) 12 ottobre 2016
Una sintesi perfetta della strategia perseguita. L’elemento-base della dimostrazione di azione forgiata sul buonsenso, la stessa qualità di chi è chiamato il bilancio di una famiglia, costretto a fronteggiare le restrizioni quotidiane. Il pater familias che si rifà anche a un concetto tradizionale di società: l’uomo al comando della famiglia (in questo caso, lui, Matteo Salvini), che tira “avanti” tra tanti problemi, inciampi messi da avversari e persone “invidiose” (a cui mandare qualche bacione). Una strategia che punta a un elettorato ben definito, molto tradizionale e tradizionalista, ma che vuole coinvolgere anche altre persone, acuendo il sentimento di sfiducia verso l’Europa. Una sorta di matrigna cattiva e poco ragionevole, nella narrazione salviniana.
L’iperbole dei 60 milioni di figli non è poi frutto di un’uscita eccessiva. L’obiettivo era quello di attirare l’attenzione, far discutere (soprattutto i detrattori) di questa affermazione. Con lo scopo di raggiungere la maggiore audience possibile. Un effetto virale “per critica”: se ne parla per attaccare, deridere, prendere le distanze. Ma se ne parla, comunque tanto. E anche questo aspetto non è un fatto nuovo nella struttura comunicativa di Salvini.