Chissà se Antonio Albanese ritirerà fuori dall’armadio Frengo e stop, quel pugliese doc che idolatrava Zdenek Zeman a “Mai dire gol”: il tecnico boemo torna ad allenare, in serie A, e sceglie l’isola felice, la Sardegna con il Cagliari, per ripristinare una sorta di Zemanlandia, idea nata a Foggia e mai più replicata con buona pace di club come Lazio e Roma, che lo ebbero alle dipendenze con alterne fortune: i giallorossi lo “scipparono” ai biancocelesti salvo metterlo da parte per far posto a “Capello don Fabio” e poi lo richiamarono nel dopo Luis Enrique, con sviluppi da dimenticare.
La seconda volta a Trigoria, Zeman venne esonerato all’indomani d’un 4-2 subito dalla Roma proprio contro il Cagliari in una serata dove il portiere dei giallorossi ne combinò più di Carlo in Francia. A Cagliari al momento manca lo stadio, il Sant’Elia è un work in progress e Is Arenas è malvisto dai padroni del calcio, fermo restando il fatto che è opera celliniana, ovvero il passato del sodalizio isolano.
Così addio gradoni, almeno per il momento, e stanza vista mare a disposizione per l’allenatore nato a Praga, nipote di Čestmír Vycpálek, cecoslovacco che allenava la Juventus ai tempi del Cagliari di Riva. Pare uno strano disegno il tentativo del club ora gestito da Tommaso Giulini: reinventare una squadra che affascini la platea quanto l’isola ammalia i “continentali” partendo dal taciturno che ricorda don Chisciotte per le sue battaglie soprattutto contro il doping farmaceutico.
L’esonero romanista dopo quel ko interno subito al cospetto dei sardi e la parentela con lo zio che viveva le sfide col Cagliari dell’epoca come un Barcellona-Real non significa che Zdenek abbia la stigmate del cagliaritano nato, ma può simpaticamente aiutare la fantasia del tifoso rossoblu. A 67 anni, riecco la sfida. Comunque vada, Zeman lascerà il segno.