Estate strana, uggiosa e dimentica delle caldi estate del passato. Estate all’insegna del pallone, benedetto italico calcio che impera pure quando i campioni gozzovigliano sotto l’ombrellone.
Estate – ma alla fine però – che inquadra i club di serie A mentre litigano come bambini per la paletta e il secchiello sulla spiaggia al fine di spartirsi i diritti tv del prossimo triennio, quello che inizia contrattualmente nel 2015. Estate, pure, di riunioni e tavole rotonde in Rai, azienda di Stato (coi soldi degli utenti) che sta rischiando seriamente di perdere la Nazionale di calcio. Proprio dal 2015 mammaRai rischia infatti di non poter trasmettere le partite degli azzurri.
Il motivo? L’Uefa ha affidato la vendita dei diritti a una società di Los Angeles, che chiede 200 milioni di euro per il prossimo quadriennio. Così a viale Mazzini e zone limitrofe si sono fatti due calcoli e Michele Anzaldi, segretario della Commissione di vigilanza Rai in quota Pd ha sentenziato: se da un lato sarebbe davvero assurdo pagare una cifra così elevata che non tiene conto del nuovo andamento del mercato pubblicitario, dallaltro è inconcepibile che dora in avanti le partite di calcio della nostra Nazionale di calcio non vengano più trasmesse dalla televisione di stato.
Così il rappresentante Pd adesso dice che comincerà a spronare il Governo affinché l’azienda di Stato non debba privarsi di uno dei principali motori di aggregazione sociale e nazionale. Peccato che nel frattempo della Nazionale siano stati già privati i tifosi che hanno acquistato la parabola per vedere Sky. Ad Anzaldi forse non hanno detto che la Rai cripta le partite per chi ha il satellite. E la chiamano estate. Col pallone sgonfio, che forse dava fastidio a qualche bagnante. Sulla spiaggia, si sa, c’è sempre qualcuno che si lamenta dei bambini.