Gli attachi terroristici in Tunisia e Yemen, le elezioni che hanno incoronato Benjamin Netanyahu e le dimissioni di Lupi. Tutti i fatti della settimana appena trascorsa.
Tunisi. La mattina del 18 marzo un gruppo di terroristi ha tentato di assaltare il Parlamento tunisino. Bloccati dalle forze dell’ordine, i terroristi hanno ripiegato verso il vicino museo del Bardo. Nell’attacco hanno sparato contro un pullman di turisti e poi si sono barricati nell’edificio con centinaia di ostaggi, liberati poco dopo dalle forze speciali tunisine. Al termine del blitz il bilancio è drammatico, 20 morti, tra cui due terroristi. 4 erano italiani, tutti passeggeri della Costa Fascinosa.
Yemen. Un attacco simultaneo di kamikaze in due moschee ha causato almeno 126 morti e 260 feriti durante il venerdì di preghiera a Sana’a, capitale dello Yemen. L’attacco sarebbe stato rivendicato dai miliziani dell’Isis.
Colpo grosso. L’inchiesta della Procura di Firenze su possibili tangenti legate agli appalti per Grandi opere e Alta velocità ha portato all’arresto di 4 persone, mentre 51 sono gli indagati. I quattro arrestati sono gli imprenditori Stefano Perotti e Francesco Cavallo, più Stefano Pacella, collaboratore del quarto arrestato, Ercole Incalza, super manager del ministero delle infrastrutture e collaboratore degli ultimi sette ministri, tranne Antonio Di Pietro . Nelle carte emergono anche intercettazioni in cui il ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi chiede favori al figlio. Lo scandalo mette in crisi il Governo, ma il tutto si risolve con il passo indietro del ministro che si dimette.
Netanyahu, ancora tu. Benjamin Netanyahu contro le previsioni resta alla guida del governo di Israele. I sondaggi lo vedevano sfavorito ma il suo Likud si assicura una netta vittoria sulla coalizione di centrosinistra, l’Unione Sionista di Isaac Herzog, e conquista 30 seggi sui 120 della Knesset, 24 all centrosinistra e 14 seggi alla Lista araba unita.